lunedì 23 giugno 2008

Scarperian graffiti

Qualche settimana fa girellavo con la mia signora ed un paio di amici per quella amena cittadina toscana che risponde al nome di Scarperia e che, contraddicendo il detto "nomina sunt consequentia rerum", è specializzata nella produzione non di calzature ma di coltelli.

E' abbastanza strano girare per un paesotto della provincia toscana e vedere che un negozio su due è specializzato in lame di vario tipo: da quelle più tranquille per uso domestico a quelle più improbabili e stravaganti, che potrebbero far parte del corredo di un assaltatore o di un serial killer. Abbiamo visto addirittura una sciabola da sommelier, pensata per aprire le bottiglie di champagne mozzandone il collo con un colpo sicuro!

In questo contesto bucolico ho notato alcune scritte, sui muri del Palazzo dei Vicari, che ho sentito il bisogno di immortalare. Si sa che i giovani amano piegare il linguaggio ai loro scopi e, a volte, anche solo per il gusto di farlo o per sentirlo meno alieno. Qui però mi pare che si esageri un filino...


Dopo gli esempi anglofoni di 4 per for e U per you, anche in Italia abbiamo ormai imparato a convivere con k e x invadenti, tipiche del linguaggio degli SMS. 6 per "sei" ci può anche stare. "Seiete" invece mi sembra un po' pesante...

Quest'altro esempio invece è più che un refuso: direi piuttosto un inno alla sintesi!

A parte il fatto che "piccolo" non si accorda con "fava", ciò che più cattura la mia curiosità è quel "là" che probabilmente accorpa un sincopato "egli" (ripetizione del soggetto) con "ha" (voce del verbo avere, con l'acca e senza accento), come spesso accade nel toscano parlato. O forse invece è un ripensamento dell'artista, il quale, avendo cominciato con l'enunciare che "Pietro l'ha piccolo" ha poi pensato bene di esplicitare meglio il senso, indicando "che cosa" avesse di piccolo Pietro.

Ma la bellezza del verso va oltre l'ortografia.

domenica 15 giugno 2008

Parlare chiaro

Ringrazio Fabio per aver visitato il mio blog.
Si aggiudica, fra l'altro, la palma di "primo commentatore"! :)


Prendendo spunto dal suo commento ho sentito il bisogno di dilungarmi un po' sul concetto di "proprietà di linguaggio" a cui tengo molto, anzi moltissimo. Sto scrivendo un intervento che, però, mi sta sfuggendo di mano, acquistando dimensioni esagerate e coinvolgendo una quantità di temi che faccio fatica a tenere insieme.

Mentre cerco di aver ragione della mia stessa logorrea, butto là una chicca evocativa di come il linguaggio non sia fatto solo di parole ma anche di contesti.




Questo adorabile cartello dislessico si trova nella stazione di Firenze Campo di Marte ed è attaccato ad una colonna che sostiene una passerella pedonale sopraelevata (se ne intravedono alcuni scalini, sulla sinistra). Ovviamente non è ad essa che fa riferimento, ma al sottopassaggio pedonale della stazione il cui ingresso è pochi metri più avanti. Insomma, in realtà non ci sarebbe niente di veramente sbagliato in questo cartello: la freccia all'insù è comunemente usata per indicare "avanti" ed effettivamente il sottopassaggio è più avanti.
Ciononostante, la composizione verticale di scritta e freccia crea già di per sé un effetto straniante piuttosto divertente. La presenza della passerella sopraelevata, poi, dà il colpo di grazia semantico, facendo pensare che il "sotto" passaggio in realtà sia "sopra", proprio dove indica la freccia...


Insomma, prima di affiggere un cartello, guardate bene dov'è che lo state mettendo!

lunedì 9 giugno 2008

Traffico 02: pillole di psicologia e sciroppo d'acero.

Continuo a parlare del traffico in cui mi imbatto quotidianamente qui a Firenze, un po' perché ogni giorno genera in me nuove incazzature, un po' perché credo comunque che abbia caratteristiche comuni con molte altre situazioni: in fondo il traffico è innanzitutto uno stato mentale.

Facciamo un esempio pratico che possa chiarire il concetto: prendete una persona, mettetela al volante di un'automobile e fatele percorrere una strada cittadina, sufficientemente ampia e senza particolari ostacoli. Sembra una pacchia, vero? Allora aggiungiamo un pizzico di cattiveria: immaginiamo che quest'auto disponga magicamente di un dispositivo che ne limita la velocità a seconda del vigente limite regolamentare, che come ben sappiamo (perchè lo sappiamo, no?) in città è di 50 km/h.

Se questa persona è fiorentina (ma credo valga in generale per gli italiani) diventerà pazza!
Comincerà a schiumare dalla bocca, ad inveire, a fremere di impazienza. Si sentirà lesa nei suoi diritti civili ed anche nei suoi diritti umani più profondi. Maturerà sindromi psicosomatiche per le quali dovrà consultare costosi luminari e consumare ancor più costose medicine. E perché tutto ciò? Perché è convinta di sapere lei come si deve guidare, che chi ha messo lì quei limiti è un imbecille incompetente, che ormai con la tecnologia e l'esperienza di guida certe limitazioni sono obsolete e riduttive e così via... tutto quanto, però, solo perchè in realtà ha voglia (anzi, ha la pretesa!) di gestire della strada come se fosse sua e fare quello che le pare alla faccia degli altri.

Se questa persona, viceversa, fosse canadese, non si accorgerebbe di niente, perchè semplicemente è già abituata a guidare così!
Io in Canada ci sono stato una volta, un paio di anni fa, per circa un mese. Ho percorso qualche migliaio di chilometri fra statali, highway e città. Laggiù semplicemente la gente rispetta i limiti di velocità. Punto. Ed è un gran bel vivere!
Certo, corre voce che la polizia canadese, come anche quella statunitense, sia particolarmente severa con chi supera i limiti di velocità. Forse i canadesi rispettano i limiti per paura delle multe, ma io in realtà non credo che sia così. Io non posso sapere se i Canadesi sono un popolo afflitto cronicamente da malattie psicosomatiche legate alla frustrazione di non poter correre con l'automobile, ma credo di no. Quello che invece ho visto con i miei occhi è che in un mondo in cui tutti viaggiano con calma si vive meglio.
Un'altra volta, magari, vi racconto un po' di situazioni "ai confini della realtà" (per noi italiani!!!) che ho visto con i miei occhi sulle strade del Canada...

Allora, tornando al concetto iniziale, il fatto di guidare come una folla imbufalita ed inferocita non è nella legge naturale delle cose. Non è una realtà incrollabile ed immutabile. E' solo una disposizione d'animo e di spirito. Qui da noi salire in macchina è sinonimo di scendere in guerra, ma non deve essere necessariamente così.
Un po' è indotto dalla realtà che si deve affrontare: sapendo di dover scendere nella fossa dei leoni, è normale che lo spirito non sia sereno. Ma d'altra parte è un circolo vizioso: se tutti partono da casa tesi e nervosi, è impossibile non trovarsi poi nella bolgia che conosciamo.

Verrebbe voglia a questo punto di invocare, anche qui da noi, il proverbiale "pugno di ferro" della polizia stradale statunitense e canadese: se la gente non si vuole calmare con le buone, proviamo con le cattive!
Ma il problema è che in questa Italia piena di furbetti egoisti, comunque, non c'è nessuno che sia seriamente intenzionato a far rispettare i limiti di velocità. Questo perchè in realtà non c'è nessuno che non pensi che quei limiti sono stupidi! Politici, pubblici amministratori, tutori dell'ordine e semplici cittadini, tutti quanti, ognuno per conto suo, sono convinti di essere i più ganzi, di saper guidare meglio degli altri e di essere vittime di una situazione in cui, per colpa di troppi incompetenti a cui viene data la patente (cioè tutti gli altri!), bisogna comunque tenere in piedi delle regole che sarebbero altrimenti assolutamente immotivate.
Ma qui si sconfina in un tema più generale, di cui magari scriverò un'altra volta: "io (ganzo) e gli altri (fessi)"...


Morale della favola?
Certe volte avrei voglia di emigrare in Canada...

giovedì 5 giugno 2008

Traffico 01: i fondamentali.

Premessa n° 1: il traffico a Firenze è esasperante.
Premessa n° 2: i fiorentini sono dei gran rompiscatole.

Raffica di sillogismi: un fiorentino nel traffico rompe le scatole, un fiorentino nel traffico è esasperato, un fiorentino esasperato romperà le scatole più del solito, ma, essendo nel traffico, le romperà ai suoi vicini che sono anch'essi fiorentini nel traffico, esasperati a loro volta, innescando così una catena di frustrazione e nervosismo collettivo che i sensitivi percepiscono anche dalla Nuova Zelanda (notoriamente il punto più lontano da Firenze dell'intero pianeta).

Non so se si tratti di energie negative, radiazioni psichiche, feromoni nebulizzati o che altro, ma sta di fatto che questo nervosismo è contagioso: chiunque transiti in questa specie di "smog isterico" ne resterà contaminato, comincerà a formulare pensieri astiosi contro tutto e tutti, vorrà rivalersi di qualsiasi inezia su chiunque gli passi a tiro e, comunque, continuerà ad avere le palle girate per tutta la giornata.
Se siete un fiorentino che lavora in centro (come me), andando a lavorare la mattina vi caricate per tutta la giornata; la sera, tornando a casa, vi caricate fino alla mattina seguente.
Chissà se è nato prima il traffico o l'acidità di carattere dei fiorentini? Di sicuro sono due cose che si alimentano reciprocamente.

Così, se ho la fortuna di svegliarmi calmo e riposato, mi è sufficiente salire sulla moto ed uscire dal cancello del cortile per ritrovarmi a maledire mentalmente chiunque non abbia una guida più che esemplare, insultare sottovoce digrignando i denti chi fa manovre stupide (praticamente tutti) ed inveire e sbracciarmi contro chi le fa più sporche degli altri. Sono meno di quindici minuti, salvo imprevisti, ma arrivo in ufficio stanco e teso come se avessi corso le 24 ore di Le Mans sotto la pioggia. Se poi mi girano già al risveglio, è la rovina...

Bisognerebbe inventare un modo per disinnescare questa reazione a catena. Ci vorrebbe qualcosa come le sbarre di piombo che si usavano (si useranno ancora?) nei reattori nucleari: qualcosa che assorba le radiazioni in eccesso per evitare che la reazione si propaghi in modo incontrollato ed il sistema esploda... degli assorbitori di nervosismo...

Certe volte, quando non sono ancora salito in moto ed il mio stato d'animo è ancora relativamente sereno, comincio a recitare fra me e me un mantra propiziatorio: "non ho fretta... non ho fretta... sono partito per tempo... non ho bisogno di correre... non ho motivo di essere nervoso... se incontro uno stupido, posso lasciarlo passare... non ne va del mio onore... non è una gara... non ho fretta... non ho fretta... "

Credo di non essere riuscito nemmeno una volta a mantenere attivo il mantra fino all'arrivo a destinazione.

E d'altra parte non è una cosa che posso fare da solo.
Dovrebbero farlo tutti.
Dovreste farlo anche voi con me. Tutti quanti!
Qualcuno che sbrocca c'è sempre, ma se si trova intorno persone tranquille resta un caso isolato e si smorza da solo.

Fatelo anche voi.
Fatelo anche voi!
Autoipnotizzatevi!